Decesso dell’assistito: posso far continuare a lavorare la badante in attesa di decidere?
Il decesso dell’assistito è un evento improvviso e delicato. In queste situazioni molti datori di lavoro si chiedono se la badante possa continuare a lavorare per qualche giorno “in attesa di decidere” cosa fare del rapporto. Facciamo chiarezza, con un approccio pratico.
Dopo il decesso dell’assistito il rapporto di lavoro di regola si conclude, ma va gestito e chiuso correttamente; se nei giorni immediatamente successivi c’è una prestazione reale, quella va regolata e pagata. La badante può continuare a lavorare temporaneamente, ma solo se la prestazione è reale, retribuita e regolare.
Le regole valgono sia per badanti sia per colf, conviventi e non conviventi.
Cosa succede al rapporto, chi paga e quando serve una nuova assunzione. Decesso dell’assistito
Come gestire i “pochi giorni di attesa” in modo regolare e sicuro.
1Cosa succede al rapporto di lavoro dopo il decesso
Nel lavoro domestico il rapporto è legato alla persona assistita, ma il decesso non produce un effetto automatico e immediato di cessazione “di fatto”.
In concreto, il datore di lavoro deve comunque gestire formalmente il rapporto, decidendo se cessarlo oppure proseguirlo per un breve periodo.
2La domanda più frequente
“È appena mancato l’assistito. Posso far restare la badante qualche giorno, mentre capisco come organizzarmi?”
È una domanda molto comune, soprattutto quando la badante conosce bene la famiglia e svolge attività di supporto anche dopo l’evento.
3La risposta di base
- la badante può continuare a lavorare solo se svolge attività reale;
- il lavoro deve essere retribuito regolarmente;
- il rapporto deve restare formalmente attivo.
Non esiste una “zona grigia” in cui la lavoratrice resta “per cortesia” o “per umanità” senza regole. Se lavora, va pagata e inquadrata correttamente.
4Quali attività possono giustificare la prosecuzione
La prosecuzione temporanea è giustificata, ad esempio, se la lavoratrice:
- supporta la famiglia nei giorni immediatamente successivi;
- cura l’abitazione o l’organizzazione domestica;
- assiste altri familiari conviventi;
- svolge attività compatibili con un rapporto di lavoro domestico.
Le mansioni devono essere coerenti e tracciabili. Non basta “essere presente in casa”.
5Cosa non è corretto fare
È scorretto e rischioso:
- far restare la badante senza svolgere attività;
- non retribuire le giornate “di attesa”;
- rinviare la decisione per settimane;
- pensare che “tanto poi chiudiamo tutto insieme”.
Tenere la lavoratrice “in sospeso” senza una reale organizzazione, esponendo la famiglia a contestazioni future.
6Come gestire correttamente il periodo di attesa
Il modo corretto di operare è:
- definire un periodo breve e chiaro (pochi giorni);
- indicare le attività svolte;
- retribuire regolarmente il lavoro;
- decidere formalmente la cessazione o la prosecuzione del rapporto.
7Riflessione (non normativa)
In momenti delicati come il decesso di un assistito, è comprensibile prendersi qualche giorno. Tuttavia, nel lavoro domestico, chiarezza e regole aiutano anche nei rapporti umani, evitando incomprensioni e problemi successivi.
8Conclusioni
Dopo il decesso dell’assistito la badante può continuare a lavorare temporaneamente, ma solo se il rapporto resta reale, retribuito e regolare.
La soluzione migliore è sempre una gestione ordinata: pochi giorni di transizione e poi una decisione formale, a tutela della famiglia e della lavoratrice.